giovedì 27 febbraio 2014

Ricostruire il Paese, il Faro di Milano...

 
 
 
FONDAZIONE RICOSTRUIRE IL PAESE (di FLAVIO TOSI), prima riunione milanese, nella foto, da destra: il Conte Alessandro Romei Longhena (Presidente Onorario di Destra per Milano), la Consigliera Rita Cosenza (Destra Civica - Lista Maroni), FABIO VENTURI (vice-Presidente della Provincia di Verona e responsabile della Fondazione Ricostruire il Paese) e Mario Mazzocchi Palmieri (vice-Presidente del Circolo Destra per Milano - PROGETTO NAZIONALE).

lunedì 24 febbraio 2014

PROGETTO NAZIONALE MILANO

 

 

 
 
 
 
 
 
 
 

Convegno AESPI a Milano


Progetto Nazionale alla manifestazione milanese della Lega Nord.

 
La delegazione della destra nazional-popolare guidata, da Roberto Jonghi Lavarini e Mario Mazzocchi Pamieri, insieme all'eurodeputato leghista Mario Borghezio, al giornalista Fabrizio de Marinis ed al Dott. Giuseppe Costi.
 
 
Mario Mazzocchi Palmieri e Roberto Jonghi Lavarini con il segretario della Lega Nord, Matteo Salvini.

 
Mario Borghezio con Roberto Jonghi Lavarini, Mario Mazzocchi Palmieri e Giovanni Pugliese (Presidente della Associazione Calabria Domani).

venerdì 21 febbraio 2014

Progetto Nazionale invitato da Forza Italia e Lega Nord.

Ufficialmente invitati a due importanti manifestazioni politiche milanesi di FORZA ITALIA e della LEGA NORD, una delegazione ufficiale del Circolo Destra per Milano di PROGETTO NAZIONALE parteciperà ad entrambe le iniziative, portando il nostro saluto ai vertici locali dei due movimenti.


mercoledì 19 febbraio 2014

Alessandro Romei Longhena Presidente Onorario del Circolo Destra per Milano

 
Milano, 18 febbraio 2014

Il Conte ALESSANDRO ROMEI LONGHENA (Ardito Paracadutista, Commendatore dell’Ordine dell’Aquila Romana e dell’Ordine Ospedaliere di San Lazzaro di Gerusalemme, Geometra ed Imprenditore Edile, ex Sindaco del Comune d...i Noviglio, già dirigente della Giovane Italia, del Movimento Sociale Italiano e della Fiamma Tricolore) è il nuovo Presidente Onorario di Destra per Milano (Circolo di Progetto Nazionale). Alessandro Romei Longhena, attivo nell’associazionismo militare e nel volontariato cattolico, conosciuto goliardicamente come “Conte Grappa”, prende il posto del compianto Camerata Sergio Spinelli, tra i fondatori di Destra per Milano nel 2000, deceduto l’anno scorso. Nella foto: con il Presidente e vice-Presidente, Roberto Jonghi Lavarini e Mario Mazzocchi Palmieri.


EUROPA dei POPOLI

 
 
Elezioni Europee 2014

Identitari di tutta Europa unitevi, nazionalisti ed autonomisti, legati alla propria terra ed alle proprie tradizioni, lottiamo insieme contro la plutocrazia mondialista e l'immigrazione clandestina ! Con lo sbarram...
ento elettorale del 4% non possiamo disperdere inutilmente il consenso popolare ma dobbiamo fare fronte comune: Comitato Identitario NO €URO - con Mario BORGHEZIO e Marine LE PEN, per l'Europa dei Popoli !
http://comitatoeuropadeipopoli.blogspot.it/

https://www.facebook.com/comitatoeuropadeipopoli?hc_location=timeline

Informazioni ed adesioni: comitatoeuropadeipopoli@gmail.com


 

Progetto Nazionale - Circolo Destra per Milano - Tesseramento 2014

 
 
ADESIONI e INFORMAZIONI: progettonazionalemilano@gmail.com
 
 
 

Flavio Tosi per le elezioni primarie nel centro-destra


Tradizione Militare Italiana


Movimento Nazionale Istria - Fiume - Dalmazia


lunedì 17 febbraio 2014

Avanti, liberi e coerenti, con Progetto Nazionale!



 
Milano, 17 febbraio 2014
 
Abbiamo preso definitivamente atto, a nostro malincuore, forse anche in ritardo, della assoluta impossibilità di riunificare la mitica area della destra sociale e radicale italiana che, al contrario, continua, in maniera patologica, a dividersi e isolarsi, diventando del tutto marginale ed ininfluente. Non ci fidiamo minimamente dei tardivi e strumentali richiami dei “vecchi colonnelli” e dei “giovani caporali” della ex AN, chiaramente impegnati solo a salvare se stessi e le loro residuali, spesso immeritate, rendite di posizione ma continueremo a difendere il comune patrimonio, culturale ed economico, della omonima Fondazione che non deve essere assolutamente intaccato a “Fini personali” come nel caso della casa di Montecarlo.
La protesta di grillini e forconi, della quale condividiamo le sacrosante ragioni anti-sistema, sono eterogenee, confuse e politicamente sterili. Per combattere le caste, la partitocrazia, questo governo delle tasse, questa Europa dei burocrati e dei banchieri e la plutocrazia mondialista, servirebbe ben altro, ovvero una buona Politica nazional-popolare,  intelligente e bene organizzata, come quella portata avanti dal Front National di Marine Le Pen. Ma l’Italia non è la Francia ed il quadro politico è completamente diverso perché, per colpa dei tradimenti di Fini e degli errori dei suoi colonnelli, non esiste più una grande forza popolare di destra.
Abbiamo deciso, quindi, di andare oltre, di guardare alto, di fare altro, fedeli al motto futurista “marciare per non marcire”: il Comitato Destra per Milano (fondato nel lontano 2000, da me, il compianto Sergio Spinelli e Riccardo Falcone) conferma la propria scelta movimentista, trasversale ed apartitica, aderendo a Progetto Nazionale di Piero Puschiavo. Progetto Nazionale, infatti, non è l’ennesimo inutile partitino dello zero virgola ma, per scelta e statuto, una Associazione Culturale (di uomini, idee e volontà) ed un Laboratorio Politico, “di destra” (popolare, sociale ed identitaria), saldamente e liberamente all’interno della coalizione di centro-destra. Progetto Nazionale non è il solito gruppo verticistico e romano centrico ma è un movimento “di destra” assolutamente innovativo: patriottico e federale, nato dalla base militante e dai giovani, dal territorio e dagli amministratori locali, presente su tutto il territorio nazionale ma fondato al Nord e ben radicato nel Veneto, attento e rispettoso delle tradizioni e delle autonomie locali. Progetto Nazionale è una forza coerente ma innovativa, realista e propositiva che vuole portare avanti i Valori, le idee, le tematiche e le proposte tradizionali della "destra italiana", confrontandosi con tutti a 360°, collaborando con le diverse realtà dei singoli territori e sostenendo, di volta in volta, liste e candidati che meglio accoglieranno queste sinergie. Progetto Nazionale sostiene fortemente il complessivo rinnovamento delle istituzioni e della politica italiana secondo rigorosi criteri di partecipazione, trasparenza e meritocrazia e, per questo, affianca e supporta, da destra, la Fondazione Ricostruire il Paese del Sindaco di Verona, Flavio Tosi.
Per quanto riguarda le prossime elezioni 2014, Progetto Nazionale lascia, quindi, piena libertà di voto ai Circoli locali, dando solo una generica indicazione preferenziale a sostegno dei candidati e delle liste di centro-destra. Per quanto riguarda, invece, il nostro circolo, Destra per Milano, abbiamo deciso di sostenere, alle elezioni europee, l’On. Mario Borghezio, ed alle amministrative, i candidati del nuovo Movimento Controcorrente per il Territorio di Giuseppe Russomanno nei comuni della provincia di Milano, del Movimento Italia Nazione dell’Avv. Gianpietro Maccapani a Varese e della Lista Civica Maroni del Prof. Stefano Bruno Galli nelle altre provincie. Nei prossimi giorni, avremo degli incontri politici ufficiali, assolutamente interlocutori e di presentazione di Progetto Nazionale, anche con i vertici locali di Forza Italia, della Lega Nord ed anche del Nuovo Centro Destra.
Per il resto il nostro circolo continuerà a collaborare con la Fondazione Europa dei Popoli di Mario Borghezio, con il Centro Studi CESI del Prof. Gaetano Rasi, con il Centro Studi Patria e Libertà del Prof. Fernando Crociani Baglioni, a sostenere le nostre storiche e gloriose associazioni combattentistiche e d’arma (ANAI, UNCRSI e XMAS), le numerose attività sociali del movimento Lealtà e Azione e le fondamentali iniziative culturali della Ritter di Marco Battara e di Lorien di Guido Giraudo.
Abbiamo già incontrato i vertici di Progetto Nazionale, domani vi sarà il direttivo di Destra per Milano, il 1 marzo, sempre a Milano, incontreremo Flavio Tosi, poi organizzeremo una riunione politica con Luca Battista e Manuel Negri ed, infine, una riunione pubblica con il presidente Piero Puschiavo.
Chiedo a tutti Voi, vecchi e nuovi amici e camerati, di aderire e sostenere, con ritrovato entusiasmo, questo nuovo Progetto!
 
Roberto Jonghi Lavarini - http://www.robertojonghi.it/
http://destrapermilano.blogspot.it/ -http://progettonazionale.blogspot.it/
 

giovedì 13 febbraio 2014

In difesa delle imprese italiane e dell'economia produttiva.



 

Ricostruire il Paese: noi siamo per...

 
 
>> Un profondo rinnovamento della politica, una nuova classe dirigente concreta e pragmatica, capace di superare le contrapposizioni ideologiche.
  • >> Una nuova legge elettorale, che consenta ai cittadini, con le preferenze, di scegliere direttamente le persone da eleggere e con un premio di maggioranza che assicuri stabilità governativa.
  • >> Una riforma della costituzione, per renderla più moderna e meno “ingessata”, con abolizione del senato attuale (trasformato in Camera delle Regioni), più poteri al Premier e alle Regioni.
  • >> Rilanciare l’economia, lasciando più risorse alle famiglie, per favorire i consumi e la crescita, abbassando la pressione fiscale con la riduzione della spesa pubblica.
  • >> Creare nuova occupazione, anche attraverso sgravi fiscali per le nuove assunzioni e agevolazioni per le nuove imprese nei primi 5 anni.
  • >> Essere protagonisti in Europa, senza subire passivamente le scelte di altri paesi.
  • >> La riduzione della spesa pubblica, attraverso la diminuzione della spesa dello Stato centrale, tagli drastici agli sprechi, l’introduzione dei costi standard e del federalismo fiscale e amministrativo, con spesa per le Regioni e gli Enti locali correlata al numero di abitanti.
  • >> Lo snellimento della burocrazia per le famiglie e per le imprese: il sistema autorizzativo deve essere fondato sulle autocertificazioni e sulla responsabilità diretta dei richiedenti; ridurre le materie di competenza dello Stato trasferendo più poteri a Regioni e Comuni per ridurre drasticamente i tempi di attesa.
  • >> Favorire i grandi investimenti infrastrutturali e le opere pubbliche, specialmente per trasporti e vie di comunicazione.
  • >> L’inserimento del quoziente familiare sia per la tassazione nazionale che per quella locale.
  • >> Rinnovare il modello d’istruzione italiano, rendendo più moderno l’assetto della formazione.
  • >> Garantire un sistema pensionistico equo e sostenibile in futuro, rivedendo la “Legge Fornero” e favorendo la possibilità di pensioni integrative attraverso detassazioni in busta paga.
  • >> Rivedere il sistema dei sussidi, orientandoli verso la produttività e l’occupazione.
  • >> Una giustizia che garantisca la certezza della pena, che accorci la durata dei processi civili e penali e riduca i formalismi procedurali.
  • >> Il diritto all’integrazione degli immigrati regolari strettamente legato al pieno rispetto della legalità, come accade in altri paesi europei, e prevedendo la possibilità di allontanare dal nostro territorio anche i cittadini comunitari responsabili di reati che creano allarme sociale.

  • Indipendenza energetica ed energia nucleare.



    UN PROGRAMMA ENERGETICO CREDIBILE di Davide Balestri

    Trovandomi di fronte l’ennesimo articolo propagandistico sulle rinnovabili, mi trovo costretto a dover spiegare perché le rinnovabili non contribuiranno mai significativamente all’approvvigionamento energetico di un paese.
     
    Per cominciare bisogna capire come funziona la rete elettrica. La rete elettrica non trasferisce semplicemente energia, ma potenza e queste sono due cose distinte.
     
    L’energia non sappiamo cosa sia, sappiamo solo che si manifesta in varie forme e che può essere trasformata. La sua unità di misura è il J(joule), ma noi utilizziamo più frequentemente il kWh(1kWh=3600kJ).
     
    La potenza non è altro che l’energia trasferita per istante e la sua unità di misura è il W(Watt che sta per J/s, Joule su secondo). Fornendo una potenza di un kW ad un utilizzatore qualsiasi per un’ora arriveremo ad utilizzare 1kWh.
     
    Se prendiamo una lampadina da 100W e le forniamo 1kWh di energia prima ad 1W e poi a 100W, otteniamo che nel primo caso la lampadina non si accende, e nel secondo sì.
     
    La quantità di energia fornita è la stessa, ma gli effetti sono completamente diversi: nel primo caso abbiamo dilazionato l’utilizzo del kWh nel tempo, ossia abbiamo impiegato 1000 ore, nel secondo caso ne abbiamo impiegate 10. Ma nelle 1000 ore la lampadina non si è accesa un solo secondo, mentre è rimasta accesa per tutte le 10 ore.
     
    La richiesta della rete elettrica è quindi una richiesta istantanea di energia, e quindi potenza è la parola chiave.
     
    Avendo ben presente questo concetto possiamo esaminare il diagramma di carico giornaliero della rete elettrica.
     
     
    La linea rappresenta la richiesta di potenza della rete elettrica nel corso della giornata, che l’ente fornitore(ad esempio l’ENEL), deve erogare attraverso l’attivazione dei processi energetici nelle varie centrali. Bisogna notare che la potenza erogata deve essere necessariamente pari a quella richiesta: se la potenza erogata fosse superiore, quella assorbita dagli utilizzatori va oltre quella nominale e si potrebbero avere dei problemi di sovraccarico(rottura dei dielettrici negli utilizzatori).
     
    Se la potenza erogata in una determinata ora della giornata è inferiore a quella richiesta, si ha il balck out. Quindi bisogna poter controllare la potenza erogata adeguandola alla richiesta della rete nelle varie ore della giornata.
     
    Viene garantita dall’ente fornitore una potenza  di base rappresentata dalla linea tratteggiata PB, la quale è costante nel corso della giornata.
     
    Quando al richiesta da parte della rete è inferiore, si hanno delle eccedenze di potenza, le quali vengono smaltite da centrali di pompaggio, che garantiscono la prevalenza necessaria a pompare l’acqua da laghetti a valle a bacini di centrali idroelettriche perché l’energia potenziale dell’acqua accumulata qui, venga sfruttata per le punte di carico.
     
    Nel corso della giornata si hanno poi due “punte di carico” che devono essere soddisfatti avviando processi energetici in altre centrali, prevalentemente idroelettriche, le quali hanno un facile avviamento e si prestano molto alle regolazioni di carico.
     
    Tutto questo ci dimostra come la potenza erogata abbia bisogno di un rigido controllo da parte dell’ente fornitore.
     
    Il problema delle rinnovabili “solari”(eolico e fotovoltaico), anche volendo trascurare le basse potenze che mettono in rete, nonché gli alti costi di una tecnologia poco efficiente, è il fatto che sono intermittenti e casuali: noi non possiamo sapere quando il vento soffia o quando il cielo è sereno. Questo è altamente problematico perché la potenza da loro erogata non è regolabile, quindi, se le pale eoliche non girano o il cielo è nuvoloso, si ha un calo di potenza notevole, che, se non fosse sopperito da centrali convenzionali, porterebbe al black out. In Germania il settore eolico e quello nucleare hanno la stessa potenza nominale installata,(cioè che se tutte le pale eoliche, funzionassero a pieno carico la potenza generata sarebbe la stessa dell’intero settore nucleare) ma il nucleare soddisfa il 38% del fabbisogno tedesco e l’eolico solo il 5%.
     
    Dunque finché non ci sarà modo di accumulare l’energia eolica e fotovoltaica in quantità sufficienti per rimediare ai loro cali di potenza, non sarà mai possibile prendere in considerazione il fotovoltaico e l’eolico come “energie del futuro”. Infatti in una rete elettrica non viene accumulata energia(se non in quantità trascurabili), ma essa viene consumata nello stesso momento dell’immissione nella rete: questo è il significato di trasmissioni di potenza. Quando gira una turbina collegata ad un generatore, si genera corrente sulla rete elettrica che trasferisce quasi istantaneamente potenza agli utilizzatori (non esiste nulla di istantaneo, ma si ha uno scarto di diversi ordini di grandezza inferiore al secondo, quindi molto piccolo).
     
    Vista l’inadeguatezza delle rinnovabili solari, occorre utilizzare fonti che possano mettere in rete la giusta potenza nel momento in cui ce n’è bisogno.
     
    In conclusione un programma energetico credibile deve essere basato sullo sfruttamento delle tecnologie già collaudate e pronte all’uso per fornire energia nella modalità che richiede il suo sistema di trasmissione.
     
    -La potenza di base dovrà quindi essere fornita da centrali termoelettriche a carbone nei prossimi venti anni, e, quando sarà pronto un settore competitivo, da nucleare. Questo perché questa forma di centrale richiede tempo per l’avviamento e raggiungimento di una condizione stazionaria.
     
    -I picchi di potenza dovranno invece essere soddisfatti dalle centrali idroelettriche, in quanto non richiedono grandi tempi di avviamento, e la potenza immessa è facilmente regolabile dalla portata acqua che defluisce verso valle, il che le rende la miglior forma di sistema di approvvigionamento energetico.
     
    Davide Balestri – Gruppo Tecnico-Scientifico
     
    Per approfondire l’argomento consiglio i libri del prof. Franco Battaglia “L’Illusione dell’Energia dal Sole” e “Energia Nucleare? Sì, per favore…”

    Uscire dall'Euro: si può e si deve!



    FUORI DALL'EURO PER RIPARTIRE IN EUROPA di Manuel NEGRI

    La sempre più virulenta crisi che stiamo subendo e che sta attanagliando irreversibilmente l’intero sistema economico-produttivo, imprese e famiglie; impone necessariamente ed ineludibilmente attente riflessioni che dobbiamo senza esitazione alcuna condurre a scelte di campo chiare e radicali.
    L’esponenziale aumento del tasso di povertà degli italiani, l’incessante crescita della disoccupazione, per lo più giovanile, e l’aggravarsi dei dati delle insolvenze e dei fallimenti, con le tragedie sociali che ne derivano, in seguito agli ormai quotidiani suicidi e gesti di disperata follia da parte di imprenditori e padri di famiglia, incapaci di affrontare le angherie del sistema bancario e le vessazioni di Equitalia, ci chiamano ad una inversione di tendenza, se non ad una rottura insanabile, con i dogmi liberisti fino ad ora distribuiti dall’alto e fatti ingoiare, senza la minima possibilità di valutazione e di critica, all’intera opinione pubblica, sempre più condizionata dai soloni di turno, dagli economisti da salotto o dai tanti scribacchini a libro paga della cupola bancaria.
     
    Ma per capire a fondo il contesto attuale, occorre fare un passo indietro e tornare all’autunno/inverno 2001-2002 quando, sospinti dai suddetti manipolatori mediatici, milioni di cittadini europei venivano pervasi dall’euforia e da prospettive allettanti e illusorie.
    Con l’avvento della moneta unica, che tutti aspettavano con riverenza in fila agli sportelli dei bancomat, gli scenari paventati erano rappresentati, quantomeno per il nostro paese, da una maggiore competitività sui mercati, da un più consistente potere d’acquisto, ma soprattutto andavano a descrivere quadri con economie più stabili, panieri con prezzi invariati e salari inalterati.
    L’Euro è arrivato, sono passati oramai più di 10 anni e oggi non abbiamo bisogno degli economisti o di accademici per comprendere i suoi effetti, evidenziarne gli aspetti negativi o i benefici, vedere da che parte pende la bilancia; tanto che la signora Maria, che ne vive sulla propria pelle, o meglio sulle proprie tasche, non deve riflettere a fondo o pensare a quali alchimie per capire che con 2 milioni di vecchie lire si viveva, e anche decentemente, e con 1000 € al mese, tra affitto o mutuo e bollette, si fa la fame. E la signora Maria non è uscita dalla Bocconi e non ha frequentato Harvard.
    Il problema è che l’Euro non è arrivato da solo, ce l’hanno imposto, nessuno ce l’ha chiesto, nessun referendum, nessuna consultazione popolare; tutto deciso tra Basilea, Francoforte e Bruxelles, da burocrati e banchieri che nessuno ha votato e che i più tantomeno conoscono.
    Imposto dall’alto, come una spada di Damocle che pende su milioni di cittadini europei; cosi come oggi il MES e il FISCAL COMPACT che sanciscono e pianificano le politiche economiche e finanziarie dei paesi europei per i prossimi 20 anni, senza che singoli organismi nazionali, governi e tantomeno parlamenti, possano alzare un solo flebile alito di voce.
    Tutto deciso in Europa, dai banchieri di Francoforte e dalle commissioni di Bruxelles, mentre i singoli paesi perdono qualsiasi libertà d’azione.
    Questo contribuisce ad aggravare ulteriormente la situazione, quando in Italia, nel solo 2012, le aziende hanno dovuto pagare 5,5 miliardi in più di tasse, in un Paese che vanta il più alto livello di pressione fiscale d’Europa, con quasi 25 punti in più rispetto alla media UE; dove i prestiti, nell’ultimo anno, sono crollati di oltre 40 miliardi e le sofferenze aumentate di oltre 14 miliardi, senza dimenticare il numero dei fallimenti.
    Innanzi a questi dati, come possiamo parlare di rilancio?
    Sinceramente non attraverso i decreti balneari del governo barzel-Letta targato PD – PDL.
    Innanzi ad un contesto in cui sembrano più importanti lo spread, l’inflazione e i mercati, piuttosto che la gente che non sa di che vivere o le aziende che chiudono, sfido qualsiasi “illustre” sedicente economista a confutare il dato di fatto oramai inequivocabile che l’euro ha prodotto disastri, fame e miseria, famiglie allo stremo, aziende al collasso e messo al tappeto un intero sistema economico.
    Ma ipotizzando, anche una sua scomparsa, quali peggiori effetti potremo avere e soprattutto, quali nefasti scenari oltre a quelli esistenti?
    Si impone necessariamente una via d’uscita e la presa di decisioni forti che ci consentano una reale e concreta inversione di tendenza che può avvenire solamente attraverso una rottura con tutto ciò che ci ha condotto in questo baratro.
    “L’uscita dall’ Euro è impensabile, produrrebbe effetti devastanti” ci dicono, o meglio, ci fanno credere, convincendo così tutti, anche la signora Maria, il negoziante sottocasa o il collega di lavoro.
    Ma torniamo indietro di qualche lustro, più precisamente nel 1992 quando, qualcuno si ricorderà, la lira uscì dallo SME (Sistema Monetario Europeo).
    Non mi pare che la gente andasse a piedi o in bicicletta perché non si poteva più permettere di fare il pieno alla macchina o si andasse a fare la spesa con le carriole stracolme di banconote a causa dell’inflazione.
    Al contrario, dati alla mano, il 18 settembre 1992 la lira esce dallo SME e in un anno si svaluta del 25%; lasso temporale in cui i tassi di interesse iniziarono a diminuire, ma soprattutto iniziò a crescere la competitività interna; il tutto fino al 1996, momento in cui la nostra moneta rientrò nel serpentone monetario (SME).
    Oggi un’uscita dall’Euro porterebbe ineludibilmente a benefici in termini economici di competitività, crescita economica e finanza pubblica.
    Innanzitutto, attraverso la svalutazione della moneta diviene possibile un riequilibrio della bilancia commerciale, perseguibile attraverso la crescita delle esportazioni, garantita dal rapporto di cambio della divisa nazionale, soprattutto per un paese manifatturiero come l’Italia.
    Possiamo assurgere quale altro esempio storico, quello della ben nota “Quota 90” dove, prima dell’introduzione della stessa, il rapporto di cambio tra lira e sterlina, allora divisa di riferimento internazionale, era di 120 a 1; ovvero per 1 sterlina necessitavano 120 lire.
    Successivamente, con l’introduzione della Quota 90, salutata come l’avvento benefico di una rivalutazione della propria moneta, il rapporto di cambio viene sancito in 1 a 90.
    Ma quali furono gli effetti?
    Se fino ad allora producevo in Italia un articolo che costava 90 lire, potevano venderlo, guadagnando, ad 1 sterlina sui mercati internazionali.
    In un secondo momento, lo stesso prodotto che costa sempre 90 lire, sono costretto a venderlo a 1 sterlina e 25 non essendo così più competitivo.
    Stessa cosa avviene oggi con l’Euro, grazie al quale il nostro paese si trova fortemente penalizzato nelle esportazioni e nel settore del turismo, dove è più conveniente fare le vacanze in qualche villaggio esotico piuttosto che in qualche località balneare della penisola.
    Per quanto riguarda la bilancia energetica non è questione di rimanere nell’Euro od uscirne per avere benefici o meno, ma di impostare una politica energetica indipendente, che salvaguardi gli interessi nazionali e la naturale proiezione geopolitica del nostro paese, improntato alla collaborazione ed intensificazione dei rapporti commerciali coi paesi che si affacciano sul Mediterraneo, senza trascurare l’interesse dell’intera Europa ad intensificare il rapporto con la Russia.
    Per quanto concerne i tassi di interesse, perché non spiegano come mai mentre il costo del denaro della BCE è al minimo, questo non corrisponde a quelli effettivi proposti sul mercato degli istituti bancari, che rasentano ormai il 10%…?
    Tutta colpa dello spread sui titoli di Stato, questo ci raccontano.
    Ma perché non ci dicono che con il controllo della Banca Centrale, oggi privata e dei titoli di Stato, si annullerebbe così il problema dello spread; senza trascurare che con l’uscita dall’Euro la bilancia commerciale, per effetto dell’aumento delle esportazioni, andrebbe prima in pareggio per poi passare in attivo, andando così a sanare gli interessi passivi sul debito estero e ricreando consequenzialmente anche cospicue riserve di valuta estera.
    Da sfatare anche la diceria che i mutui slitterebbero alle stelle: calmierando i tassi di interesse sul mercato monetario, ne andranno a beneficiare anche i mutui che, ridenominati nella nuova moneta, magari con cambio 1:1, verranno pagati appunto con una divisa con maggiore potere d’acquisto.
    In una prima fase potremmo considerare l’adozione di una doppia circolazione monetaria, mantenendo l’Euro e re-introducendo la Lira sul mercato interno.
    Questo sarebbe possibile, come da centenaria esperienza avvenuta dal 1784 al 1975, attraverso l’emissione diretta da parte dello Stato con l’ausilio di strumenti già in suo possesso quali l’IPZS (Istituto Poligrafico Zecca dello Stato), il Ministero del Tesoro, in seno al quale occorrerebbe creare solamente un apposito dipartimento, ed il CICR (Comitato Interministeriale per il Credito e il Risparmio), con il compito di vigilanza.
    L’erogazione può avvenire attraverso la realizzazione di opere pubbliche, senza così creare inflazione e generando nuovi posti di lavoro e nuove infrastrutture sempre più necessarie al paese, e attraverso le banche, che irrorate della liquidità necessaria al solo puro costo tipografico e di gestione (intorno allo 0.1%), possono così destinarla al mercato (famiglie ed imprese) al costo massimo del 2,5% onnicomprensivo.
    Solo in questo modo possiamo interrompere la spirale del debito pubblico, parlare di rilancio dell’intero sistema economico e produttivo e soprattutto gettare le fondamenta per un futuro che non veda i nostri figli schiavi della grande usura